…. la Passio XII fratrum sarebbe stata composta all’interno del cenobio sabino, fra gli ultimi anni dell’ VIII e la prima parte del IX secolo.

Il “racconto” della «passio»

Anastasio, vir inlustris, giunge dalla Siria a Roma durante le persecuzioni di Giuliano l’Apostata, insieme ai suoi due figli, Brizio ed Eutizio, e ai nove nipoti Abbondio, Carpoforo, Procolo, Isacco, Lorenzo, Giovanni, Ercolano, Teudila e Barattale (o Parattale). In città vengono accolti dal vescovo Urbano; costui ordina presbiteri Brizio e Carpoforo, e diaconi Abbondio e Lorenzo, esortandoli a compiere opera di predicazione della parola
di Dio. Costoro, predicando ed edificando fonti battesimali, convertono una moltitudine di pagani al cristianesimo. La notizia di questi fatti arriva all’imperatore, il quale ordina che i dodici siano condotti al suo cospetto
per rispondere del loro operato. Ne segue un breve dialogo, che si snoda fra le rituali domande di Giuliano, a cui ribatte il padre dei Siri, fermo nel non arretrare di un passo davanti alla richiesta di abiurare la propria fede.
L’impudenza viene punita con il carcere e con la privazione del cibo e, a monito di quel che accadrà qualora il gruppo non si disponga a cedere ai voleri dell’imperatore, Anastasio viene decapitato ad Aquas Salvias.
Colpiti da quanto accaduto ad Anastasio, gli altri si dànno alla fuga e da Roma risalgono la via Flaminia, guidati dai fratelli Brizio ed Eutizio.
Una volta giunti in un luogo chiamato «Pace dei Santi», si scambiano un bacio di congedo dopo aver pregato il Signore, riuniti per l’ultima volta. E così, mentre Eutizio si dirige verso il lago di Bolsena, tutti gli altri parenti risalgono la via «in partes Valeriae», verso la città di Spoleto, guidati da Brizio. Procolo viene lasciato da Brizio nella zona di Narni. Da qui Procolo si dirige verso Carsulae, dove si stabilisce, conducendo vita da eremita sotto la guida spirituale del savio Volusiano, che lo induce a farsi sacerdote. ….
Tornando più direttamente alla leggenda dei Siri, non si può, in primo luogo, non sottolineare (per quanto banale la considerazione appaia) come il numero stesso dei “socii” sia una scoperta allusione simbolica: dodici come
gli Apostoli, portatori della prima vera missione evangelizzatrice nel mondo, per impulso e nel nome di Cristo. Il fatto che questi uomini provengano dall’Oriente è, inoltre, considerato «archetipo mitico» dal Paoli, sia perché sarebbe questo uno dei topoi più sfruttati e più caratteristici di queste agiografie di matrice umbra, sia perché esso riconduce l’origine dei fatti narrati in una sorta di «Tebaide» mitica, ambientata sulle alture del Monteluco, capace di riagganciarsi quasi direttamente a quel movimento anacoretico orientale delle origini. Ulteriori informazioni