Filone di Alessandria  parla dei monaci con ammirazione descrivendola come gente solitaria – uomini e donne – vivevano in casupole o capanne individuali, che il filosofo greco chiama “monasteria”, non molto lontane tuttavia l’una dall’altra. Rinunciano agli averi e dedicavano tutto il tempo agli esercizi spirituali: la meditazione della Bibbia, la preghiera, la contemplazione, il canto dei salmi ed inni che essi solevano comporre.  La loro dieta era estremamente austera: si limitavano a un solo pasto quotidiano, si contentavano di pane e sale (al quale aggiungevano issopo).
Giovanni Crisostomo paragona i solitari della Siria ad Adamo che “prima della disobbedienza era vestito di gloria e conversava familiarmente con Dio“.
Libero da ogni preoccupazione profana, puro, padrone di se stesso, depositario dell’intima amicizia di Dio, Adamo fu il primo monaco. Attrassero principalmente l’attenzione dei monaci le due figure di Elia e Giovanni Battista. Ecco ad esempio un brano di Gerolamo: “considerate o monaci la vostra dignità. Giovanni è il primo della nostra vocazione; è monaco lui stesso. Subito dopo la sua nascita, egli vive nel deserto, e nel deserto si nutre, aspettando il Cristo nella solitudine….Cristo non è riconosciuto nel tempio, ma è proclamato nel deserto..” I monaci includevano nella propria genealogia Gesù Cristo infatti prima di iniziare la vita pubblica si ritirò nel deserto e tra le bestie feroci digiunò e lottò col demonio per ben quaranta giorni. Cercò la solitudine dei monti per pregare suo Padre.
Atanasio ci dipinge i monaci come un vero idillio monastico: “Le dimore degli anacoreti sui monti erano come tabernacoli pieni di cori divini“. Nessuno lì era trattato ingiustamente, né molestato da chi esigeva i tributi, ma c’era una moltitudine di persone che cercavano di vivere secondo Dio, ed in tutti c’era l’unico pensiero della virtù spirituale; così chi vedeva quei luoghi e una così grande schiera di eremiti, poteva dire ad alta voce e con stupore le parole scritte nel libro dei Numeri:”come sono belle le tue case, o Giacobbe, i tuoi tabernacoli, o Istraele! Sono come colli nell’ombra, come tabernacoli fissati dal Signore, come querce vicine all’acqua”.
Il monachesimo SIRO
Col nome si Siria ci riferiamo alla Siria alla Fenicia, e a parte della Mesopotamia corrispondente al patriarcato di Antiochia. Vööbus dimostra che l’antica teologia sira ha legami di dipendenza con gli Esseni e in modo particolare con la comunità di Quaram. Tali comunità si organizzarono intorno alle “Laure”. Laura è un termine greco che in origine ha il significato di cammino stretto, gola, burrone. La tipica Laura sorgeva all’interno di alcuni crepacci, su versanti desolati. Gli edifici centrali si appoggiavano sulla roccia scoscesa, quando non erano intagliati nella stessa pietra.
Colombás, García M. Il monachesimo delle origini / Garcia M. Volombas Milano : Jaca Book, 1990