ARNALDO DA VILLANOVA

Medico, alchimista, politico, riformatore religioso (n. Vilanova, Lérida, 1240 circa – m. in nave, al largo di Genova, 1312). Studiò teologia a Montpellier, medicina a Napoli e in Spagna con gli Arabi; quindi (1289-99) insegnò ed esercitò la medicina a Montpellier. Medico di Bonifacio VIII e di sovrani, svolse un ruolo importante nelle negoziazioni tra Aragona e Francia relative alla Sicilia. Nella storia della medicina è ricordato per le acute osservazioni che tramandò nel Breviarium practicae e nel commento al Regimen salernitanum e per aver asserito una causa morbosa nei casi cosiddetti di stregoneria. In campo religioso, echeggiando motivi dell’escatologia gioachimita, A. si pone in diretta polemica con la teologia aristotelizzante come contro certi aspetti dell’organizzazione ecclesiastica, e prospetta, in forma profetica, una riforma della Chiesa in vista dell’avvento dell’anticristo e della fine dei tempi; di qui i suoi scontri con l’autorità ecclesiastica. Tra i suoi scritti: De semine scripturarumDe tempore adventus antichristiInformatio beguinorum. Nei suoi programmi di riforma è interessante la convergenza di temi profetico-gioachimiti e di temi medico alchimistici, che lo avvicinano a certi motivi di Ruggero Bacone e di Raimondo Lullo e ai loro ideali di riforma. https://www.treccani.it/enciclopedia/arnaldo-da-villanova

« Di Vilanova, cittadina nel Regno di Valencia, era un grande e famoso medico che si chiamava maestro Arnaldo di Vilanova. Era un uomo illuminato in diverse scienze, che disprezzava assai il mondo e andava vestito molto semplicemente, né mai volle prender moglie e si muoveva sempre a cavallo di un asino. Non aveva casa né ostello, e apparteneva al Terz’Ordine di san Francesco. Fu un uomo molto rinomato per sapienza naturale, grande scienza e vita virtuosa, uomo di grande zelo e molto fervente nell’incitare ogni creatura al servizio di Dio. Visse al tempo del re Giacomo d’Aragona di buona memoria, che fu fratello del re Federico di Sicilia» dal “Primer del Crestià”, cap. 59 di Francesc Eiximenis.