Il pomodoro
Un’industria casalinga era la conserva cotta o cruda di pomodori.
La conserva cotta si faceva nella seguente maniera: prima si riducevano i pomodori in pezzi, poi venivano messi in un panno (spara o sparone) e spremuti perché perdessero l’acqua, indi si mettevano a bollire più ore di seguito; dopo di che venivano passati in un setaccio, indi di nuovo messi a bollire fino a che quel purè non avesse preso il colore scuro, quasi nero. Allora le nostre massaie stendevano il passato di pomodoro sulla spianatoia e per diversi giorni lo tenevano al sole perché si asciugasse. Infine, dopo averne fatto panetti, questi venivano ancora esposti al sole e quand’erano bene asciugati si ungevano con olio poi venivano avvolti nella carta oleata, e poi messi nelle brocche o nelle pigne di coccio.
La conserva cruda.
Prendono i pomodori, li riducono in pezzetti, e così li lasciano per una settimana in un recipiente possibilmente di legno perché non si alteri. Trascorso detto tempo li mettono entro un sacchetto perché perdano tutta l’acqua. Poi li passano attraverso il passipomodoro da diventare una specie di purè, ci mettono quindi il sale sulla spianatora stendono in strato sottile il purè ottenuto e lo tengono al sole per un paio di giorni. Dopo di che la conserva viene raccolta e messa in recipiente di legno; l’ultima operazione è mettervi sopra un po’ di sale.[1]
[1] Giovanni Ginobili Costumanze marchigiane 5 raccolta tip. Maceratese Maceratasa 1957 Briciole di costumanze marchigiane pp.45-46